COSA STA FACENDO MARIO MONTI E COSA DOVREBBE FARE?


Le principali misure adottate da Monti sono l’aumento delle imposte indirette e il tentativo di liberalizzazioni, incluso il mercato del lavoro. Tra le imposte indirette abbiamo visto l’introduzione dell’IMU, l’aumento delle accise e un possibile aumento dell’IVA.

Il risultato di queste misure dovrebbe essere il seguente: riduzione dei salari, riduzione degli introiti dei liberi professionisti e artigiani protetti, riduzione dei consumi e aumento introiti per lo Stato.


Voler ridurre i consumi potrebbe sembrare una pazzia, ma potrebbe non esserlo in situazioni di deficit di bilancia commerciale e deficit di bilancio dello Stato. Le misure di austerità introdotte sono note come  aggiustamento deflazionistico (politiche fiscali molto  recessive, taglio dei salari) per contrapporsi alla Germania che avrebbe dovuto adottare una politica fiscale espansiva, ma non la fece e tutt’oggi non lo vuol fare.

Perché siamo arrivati a tanto?

Tremonti, in un regime di cambi fissi fece una politica fiscale espansiva (un esempio ne fu la cancellazione dell’ICI per i ricchi). In teoria, una tale politica avrebbe dovuto essere efficace, ma a Tremonti gli sfuggi che la banca centrale non sta in Italia, ma in Europa. La BCE non rispose con un aumento di moneta che dovette essere ricercato tra i privati che chiesero un maggior premio per il rischio paese: il resoconto fu un aumento dei tassi e dell’inflazione, non provocò un afflusso di capitali perché Tremonti si scordò anche la causa primaria della nostra bassa competitività (la giustizia), fece salire il deficit senza stimolare l’economia.

Queste misure conosciute come politica fiscale per il riordino della bilancia commerciale, giuste in teoria, ma inefficaci in pratica per una serie di motivi che seguono e che i nostri due professori ignorano. In particolare, s’ignorano le elasticità delle esportazioni rispetto al loro prezzo, propensione al consumo delle classi di reddito, efficacia del nostro sistema fiscale e di pagamenti, efficacia del nostro sistema giudiziario e soprattutto la produttività.

A) Elasticità al prezzo della domanda d’importazioni e delle esportazioni italiane.

Fonte:



…]La principale conclusione del lavoro è quindi che in media la specializzazione settoriale e geografica non esporrebbe le esportazioni italiane a una domanda più sensibile al prezzo rispetto alle esportazioni degli altri principali paesi dell’area dell’euro.[…]

Per cui, in media il nostro costo del lavoro non deve essere ridotto con l’introduzione dell’euro,  casomai, dovrebbe essere rivisto nei vari settori. La tabella 4 indica esattamente quello che dovremmo fare e come dovremmo riorganizzare la contrattazione collettiva, non tanto per macrosettori, ma per specializzazione settoriale.

Peccato che alla Fornero sfuggano questi elementi proprio in questi giorni quando vuole riorganizzare il mercato del lavoro.

B) Propensione al consumo e classi di reddito

Fonte:




Condizione professionale*
Lavoratore dipendente               reddito                consumo           propensione
Operaio                                     25.200                 21.285                84,5
Impiegato                                  38.601                 29.142                75,5
dirigente, direttivo                      60.233                 42.805                71,1
totale                                         34.140                 26.627                78,0

Lavoratore indipendente
imprenditore,
libero professionista                   61.409                 39.692                64,6
altro autonomo                          39.228                 29.120                74,2
totale                                        48.502                 33.540                69,2

Condizione non professionale
Pensionati                                 27.271                 21.228                77,8
altri non occupati                      13.125                   6.743               127,6

totale                                        26.101                 20.857                79,9


La tabella indica che per ogni 100€ di reddito in più, un soggetto ora disoccupato ne consumerebbe addirittura 127,6 e un operaio 84,5€ contro i 71,1€ di un dirigente. Perciò, diminuendo i salari e le sicurezze sociali non partiranno mai i consumi.

La tabella 5 (**) ci indica che salendo la classe di reddito si modifica percentualmente i consumi come segue: aumentano per abitazione ed energia e altri beni e servizi e diminuiscono per generi alimentari e bevande.

Questo indica che un aumento dei salari andrebbe per le abitazioni e non ridurrebbe i consumi di generi alimentari e bevande in valori assoluti, essendo questi ultimi beni necessari.

C) Efficacia del nostro sistema fiscale e di pagamenti, efficacia del nostro sistema giudiziario

Fonte:


Io penso che gli spread esposti dalla Confartigianato parlino da soli e non richiedono commenti o altri approfondimenti.


CONCLUSIONI

Generalizzando la riduzione dei salari attraverso la liberalizzazione del mercato del lavoro non solo non sarà efficace, ma addirittura porterà a un abbassamento della produttività, essendo la propensione al consumo molto maggiore per le fasce di reddito basse e non si otterrà un afflusso dei capitali sperato per compensarla, essendo il nostro sistema fiscale e giudiziario inefficace. Non si otterranno neanche nuove quote di export, essendo il nostro sistema perfettamente in linea con i nostri principali concorrenti. Non diminuirà neanche l’import che addirittura potrebbe salire vista la composizione dei consumi delle classi di reddito medio - basse che sostituirebbe i consumi “made in italy” con beni a basso valore aggiunto d’importazione nel tessile e l’arredamento.

La via maestra risulta essere, dunque, un aumento della produttività e dei consumi, prodotta da una redistribuzione dei redditi mediante una generale efficientizzazione dell’apparato burocratico dello Stato e particolarmente tra i vari micro settori produttivi come fonte primaria di rientro dal deficit di bilancio e della bilancia commerciale.

Misure aggiuntive e ausiliarie possono essere un aumento delle imposte indirette: su beni di lusso e sul patrimonio e la conseguente riduzione dell’IRPEF per aumentare i consumi dei redditi medio - bassi che hanno una propensione al consumo maggiore. Un’altra misura indiretta potrebbe essere l’aumento dell’IVA che con il suo duplice carattere (redistributivo del reddito e miglioramento della bilancia commerciale) finanziando la ricerca e sviluppo e attingendo ancor di più al flusso di capitali.

Un aumento dei salari e l’efficienza della burocrazia non si presentano soltanto come strumenti ideologici, ma sono doverosi e strettamente necessari per migliorare la bilancia commerciale, creare occupazione e accrescere la produttività. A prima vista, tali conclusioni sembrerebbero paradossali, ma sul punto in questione per una trattazione teorica che fa a pugni con l’impostazione marginalista e neoliberista rinvio a Sraffa e il cosiddetto “ritorno delle tecniche”.

I nostri politici vanno in Europa alla ricerca di una politica monetaria espansiva per dar respiro all’economia cercando di abbindolare la Merkel. La teoria dimostra che una politica monetaria espansiva in un regime di cambi fissi è impossibile e totalmente inefficace. Per renderla praticabile risulta essere strettamente necessaria una unione fiscale degli stati membri. Nel frattempo, le politiche fiscali e di sitema paese non faranno altro che ricondurci ad una depressione senza precedenti.

Se uno studente risponderebbe alle domande sul deficit come rispondono Monti e Tremonti con le loro politiche, non solo sarebbe bocciato in Economia internazionale, ma anche in Macroeconomia.

Alla faccia dei professori!!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perche' dici che tremonti ha cancellato l'ici per i ricchi? Tremonti (o chi per lui) ha cancellato l'ici sulla sola prima casa, che era gia' ridotta, lasciando tutte le altre fattispecie (seconde case, che pagavano, pagano, e continueranno a paghere _almeno_ il doppio, fabbricati industriali...) il che infatti ha ridotto il gettito ici da 20 miliardi di euro a 16, nonostante i lai propagandistici dell'associazione dei comuni sulla cosiddetta, falsa, abolizione dell'ici. Peraltro la nuova IMU, che grazie all'aumento degli estimi del 60 per cento e la reintroduzione sulla prima casa, quasi raddoppiera' il gettito della vecchia ici, che pero' andra' per meta' allo stato. Quindi i comuni saranno comunque costretti, per mantenere i bilanci in sicurezza, ad aumentare tutte le imposte che si potra'.
Per il resto, pare che i politici e i loro corifei, i giornalisti, abbiano perfettamente appreso la lezione sulla "neolingua" di orwell.

(nb: l'aumento degli estimi catastali del 60 per cento deciso da Monti vale per tutti ESCLUSE banche e assicurazioni proprietarie di immobili, che avranno un aumento del solo 20 per cento)

Anonimo ha detto...

ma non è possibile!!!!!
proprio le banche e le assicurazioni che sono proprietarie dei migliori immobili sul territorio hanno un aumento del solo 20% contro il 60% degli altri cittadini!!!
è proprio un'ingiustizia, una carognata, uno sbeffeggio nei confronti di noi poveri pecoroni costretti a subire ormai le più disparate e innumerevoli vessazioni di questa banda di Governo dei Bancari!!!
Mi chiedo dove andremo a finire!!! Se la moralità dei tecnici è questa quì dovremo ripiegare sui nostri vecchi ladri, collusi e conflittuali(di interessi) politici che abbiamo tanto bistrattato?!?!
C'è da disperarsi. . . . .
Silvana