Perché non siamo rappresentati e perché il parlamento non rappresenta gli italiani?



Esiste una spiegazione logica ed è bene metterla in evidenza.

Non diamo il nostro voto alle persone (futuri politici) uguali o simili a noi, diamo il voto alle persone che rappresentano il nostro essere ideale, consciamente per quello che ci promettono e inconsciamente per come si presentano.


La composizione del Parlamento non è casuale e non è neanche fuori dalla mentalità italiana. Perciò, mancano operai e impiegati (pubblici e privati) non perché vi è una preclusione a tali categorie, ma perché nessuno li vota: nessuno vuole fare l’operaio o l’impiegato; la maggioranza degli italiani SI VEDE come avvocato, economista, medico, sindacalista, imprenditore, dirigente etc.; si auspicano che, votando questi ultimi il Parlamento trasformi la loro esistenza come da copione.

Perché gli italiani non riescono a rendersi conto che ciò è impossibile?
Appunto, non lo sanno!

Se un elettore sapesse come funziona e come dovrebbe funzionare il sistema paese, saprebbe anche che le promesse del politico non sono fattibili e che non diventerà mai come lui. Perché, lo voterebbe comunque? Penso proprio di no: gli riderebbe sopra e guarderebbe da un’altra parte.

Un esempio terra-terra.
Se una persona ricca e simpatica promette la legalità e la riduzione generalizzata dei consumi come soluzione ottimale al sistema paese, un elettore che ci crede lo voterà volentieri. Se questo elettore conoscesse o anche credesse in una via alternativa, non lo voterebbe.

Se una persona crede nella crescita economica come soluzione del problema, egli voterà per colui che promette la via del risanamento dei conti e per le manovre crescitalia. Ancor meglio se si presenta in un certo modo che rispecchia la volontà inconscia del singolo.

Come vedete, sta tutto nella CONOSCENZA: più si studia la materia e meno si è soggetti a credenze di varia natura; più la coscienza sarà influenzata dalla conoscenza, meno saremo soggetti alla persuasione dei media, ivi incluse le nostre persone ideali.

Oserei generalizzare dicendo che, tra la democrazia rappresentativa e quella diretta e partecipata, lo studio fa la differenza, e non la legge elettorale o gli strumenti iscritti nella costituzione.


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