W IL COMUNISMO E LA LIBERTA'


Libertà: “Condizione di chi può agire senza costrizioni di qualsiasi genere”

Chi può mai pensare di entrare in casa d'altri e prendersi ciò che vuole! Io non parlerei mai di libertà assoluta, è sciocco, casomai di quella relativa. Sì, ma relativa a chi o a che cosa? Di conseguenza ci si chiede sulla libertà come causa o come effetto. Ci si potrebbe interrogare anche sulla massimizzazione della libertà, o della libertà collettiva, o anche sui limiti oggettivi della stessa. Ma se si assume la scienza come metodo di conoscenza allora ciò che conta è la giustizia delle azioni: la libertà resta un effetto e i quesiti di cui sopra decadono.

Associare il comunismo con la libertà è una contraddizione in termini! Ma allora cos'è il comunismo?

Se l'organizzazione della società comunista va fatta in assenza della proprietà privata poco interesse suscitò il possesso della stessa. Si pensi alla nuda proprietà. Di conseguenza, associare la libertà alla proprietà privata troverebbe non pochi ostacoli. Un esempio: poco potevano i sovietici agli inizi del 1990 contro le privatizzazioni, anche se “la proprietà appartiene al popolo”; e poco potevano incidere i sovietici nelle proprie aziende e sul proprio territorio prima del 1990, anche se “la proprietà appartiene al popolo”. Il possesso era comunque centralizzato in poche mani.

La libertà come effetto della proprietà privata non può trovare piena applicazione e di conseguenza associare il comunismo con l'abrogazione della proprietà privata è roba da religiosi lobotomizzati.

Un riassunto per i fedeli: l'abolizione della proprietà privata non implica il comunismo; la libertà è un effetto del potere contrattuale e non è infinita; la giustizia è la causa prima indipendente.

Se è giusto allora è vero, e se è vero allora è anche scientificamente corretto, e se è corretto allora resisterà al tempo: così la giustizia diventa la morale. La ricerca della verità è necessariamente etica, in quanto critica per definizione, mentre quando la morale determina la giustizia non si può parlar di comunismo. Se sia giusto lasciar taluni indietro può esser motivo di discussioni, anche accese, ma se si pregiudicano i cammini di intere fette di popolazione la discussione non potrà neanche aver inizio, come non potrebbero farlo neanche in condizioni contrattuali minori.

Di conseguenza, se si è etici, necessariamente si è anche comunisti e se si è comunisti non ci si appella alla morale. L'effetto è immediato: abrogare gli usi, le consuetudini e il buon costume dal lessico civile.

CHIAMIAMO COMUNISTA UNA SOCIETA' INCLUSIVA ED ETICA E CHIAMIAMO COMUNISMO LA LOTTA CONTRO LE ESCLUSIONI E I MORALISMI.

Le considerazioni di sopra hanno come risultato il seguente punto del programma comunista.

2. Condizioni minime di partecipazione cittadina:
-accesso incondizionato e gratuito all'informazione e all'istruzione (implica, radio, tv, giornali, internet, scuole e università, biblioteche, completamente a carico della collettività) 
-possesso indiscusso e diretto di tutte le attività a parità di altre persone

La libertà è, dunque, uguale per tutti e quindi non é; mentre il concetto di uguaglianza è anch'esso un effetto e non la causa. La verità implica il comunismo mentre non è vero il viceversa; la libertà invece nega la verità e provoca gravi ingiustizie, come la stessa ideologia liberista attuale.

Nel prossimo post approfondirò ulteriormente il concetto di libertà e vedremo come la stessa implica passaggi delicati e offre soluzioni non banali che tecnicamente arricchiscono il punto due del programma esposto di sopra. 

Ai lettori affamati di cifre, statistiche e modelli economici e sociali chiedo di pazientare un po'.

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