DEMOCRAZIA LIBERALE: un invenzione per gli stolti?
Se siamo liberali e allo stesso tempo anche democratici questo vuol dire sposare le due seguenti definizioni (da wikipedia):
Il liberalismo è un insieme di dottrine che pongono precisi limiti al potere e all'intervento dello stato al fine di salvaguardare i diritti di libertà e, di conseguenza, promuovere l'autonomia creativa dell'individuo.
Il termine democrazia deriva dal greco ed etimologicamente significa governo del popolo.
Pareto afferma se un’economia è perfettamente concorrenziale, allora è anche efficiente ed è il mercato con la sua “mano invisibile” che risistemerà tutto. A parte che la “mano invisibile” sia ampiamente discussa e appare un concetto alquanto controverso e sicuramente degna di analisi più profonda, ma questo riguarderà un altro post.
Voglio parlarvi, invece, della “Teoria dell’impossibilità liberale paretiana”.
Prendiamo in esame due individui che agiscono secondo concorrenza e in regime democratico, nel senso paretiano significa che esistono delle alternative non vincolate, un minimo di scelta tra due opzioni (libertà minimale), e la decisione collettiva deve rispettare la decisione del singolo. Prendiamo in esame, rispettivamente, un imprenditore e un lavoratore, dove la scelta sociale dovrebbe seguire la linea di preferenza.
Il lavoratore (L) può decidere tra fare un lavoro (a), lasciarlo all’impresa (b) o negoziare con l’impresa (c). Il lavoratore preferisce (>) “c” a “a”, e “a” a “b”. L’imprenditore (K) preferisce “a” a “b” e “b” a “c”. In simboli:
L: c>a>b
K: a>b>c
Se si chiede all’impresa se sia meglio negoziare con i lavoratori o continuare con la stessa strada l’impresa sceglierà la seconda opzione, “b”; se si chiedesse al lavoratore di farlo secondo il volere dell’impresa o negoziare con la stessa, il lavoratore negozierebbe, “c”.
La scelta collettiva dovrà soddisfare l’ordinamento “b>c>a”, mentre è da notare che “a” (fare il lavoro senza negoziare) è Pareto-superiore rispetto a “b”.
La scelta collettiva che rispetta la libertà minimale contraddice la scelta collettiva che rispetta il principio di Pareto, da cui si evince che libertà minimale e democrazia non possono coesistere.
Ovviamente, non viviamo in democrazia e, ovviamente, il lavoratore non decide, accetta. Il lavoratore ambisce a “c”, l’imprenditore ambisce a “a”, non resta che il CONFLITTO SOCIALE. Cosi si spiegano gli scioperi e la lotta sindacale in un sistema liberale, che in un sistema democratico non esisterebbero.
Il paradosso di cui sopra portò il premio Nobel ad Amartya Kumar Sen.
O si è liberali, o si è democratici. Non esistono vie di mezzo. Così sfatiamo il mito del “capitalismo equilibrato, legalitario e dal cuore umano”.
1 commento:
Chiaro e interessante, meriterebbe il tuo post anche un passaggio sui relativi rapporti di forza e su come spesso la maggioranza delle persone reagisca come fosse una minoranza (gli indiani d'America così fecero alle avvisaglie di invasione e ora sono in riserva...). Grazie Marco
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